• Una giornata speciale per tutti i "Medusans" italiani.

    A meno di un mese dal via della manifestazione, l'annuale Rock In Idro si trasforma in... Rock In Sharp; prima di essere trasferito al PalaSharp per non meglio precisate ragioni logistiche, infatti, il festival avrebbe dovuto svolgersi nei pressi dell'Idroscalo, celebre bacino acquatico artificiale milanese. Numerose le polemiche, qualche inutile quanto tardiva petizione per chiedere il ritorno alla location originale, e tante critiche nei confronti di un'organizzazione scadente. Insomma, una vicenda tipicamente italiana.
    All'interno della struttura, ritrovo di un pubblico quantomai eterogeneo (da un'ampia porzione di giovani poco sobri a una nutrita pattuglia di nostalgici), acustica discutibile e temperatura marziana.
    Arriviamo verso le cinque, poco prima dell'uscita di scena degli All American Rejects. Il tempo di ripristinare il palco, e tocca ai Flogging Molly. Dave King e i suoi non deludono, trascinando il pubblico per circa un'ora con la loro miscela di folk e punk-rock; diversi gli estratti dall'ultimo album, Float, ma non mancano classici come Drunken Lullabies e What's Left Of The Flag. Apertura col botto.

    Cambio di scena, ed è il turno dei Gogol Bordello, all'apparenza (non nego, con mio sommo stupore) il gruppo più atteso della giornata. Il piazzale si svuota, ed il pit si prepara ad accogliere un'orda di spettatori, in gran parte giovanissimi, pronti a saltare al ritmo del gipsy punk multietnico proposto dallo stravagante collettivo guidato dall'ucraino Eugene Hutz. L'esibizione è forse la più consistente in quanto a minutaggio, e alle centinaia che si strattonano ai piedi del palco non sembra dispiacere. Anzi. Simpatici e a modo loro coinvolgenti, ma alla lunga... ad ogni modo, de gustibus.

    La scaletta prevede quindi il ritorno in Italia dei Social Distortion, portabandiera dell'hardcore punk anni Ottanta. Un pezzo di storia. Lascia perplessi, in questo senso, assistere all'esodo in direzione uscita. Sarà stata l'ora di cena... in ogni caso, di fronte a una platea quasi dimezzata, Mike Ness e soci non si risparmiano. Tra i classici, Ball And Chain, la celebre rivisitazione di Ring Of Fire, capolavoro del mitico Johnny Cash, e ovviamente Story Of My Life.

    Cala la sera, e ad occupare lo stage sono i Babyshambles del controverso Pete Doherty, pescato strafatto nella toilette di un aereo diretto a Londra giusto una settimana prima dell'evento, e rilasciato poi su cauzione.
    Lo spettacolo è mediocre. Dagli spalti si levano ululati di disapprovazione misti a insulti. Una ridotta platea a ridosso del palco, al contrario, applaude convinta. Il tutto quando l'ora comincia a farsi - troppo - tarda.

    All'alba delle ventitrè e trenta paiono terminati i preparativi per l'ultima esibizione. Sullo sfondo cala, non senza difficoltà, il telo con sfondo a tema metropolitano, l'ultimo drum set con pedana semovibile lascia il posto alla batteria; sistemati gli amplificatori, resta da attaccare il piccolo ventilatore di fronte al microfono centrale, sparpagliare un tot di asciugamani, e dare l'ultima accordata.
    Il palazzetto torna a riempirsi, si abbassano le luci, ed ecco i Pogues.
    Il maestro James Fearnley, fisarmonica a tracolla in un appariscente completo bordeaux, ci saluta con un semplice "buonasera!". Come di norma, Shane MacGowan si fa attendere un paio di minuti prima di raggiungere il centro dello stage, bicchiere alla mano, col suo caratteristico passo incerto e ciondolante.
    Pochi secondi e risuonano le prime inconfondibili note: Streams Of Whiskey. Balli, canti e crowdsurfing. Sventola un tricolore irlandese.
    Inutile ripercorrere l'intero show, anche perché non sarei in grado di riassumere le emozioni in maniera compiuta. Straordinaria la rendition di Thousands Are Sailing da parte di Phil Chevron. La freschezza di Sunnyside Of The Street e le atmosfere orientaleggianti di Sayonara. Immancabile tributo alla tradizione con Greenland Whale Fisheries e la sempre apprezzata Dirty Old Town. Tra gli highlights una trascinante versione di Chiudono tre classici: Sally MacLennane, Rainy Night In Soho e Fiesta. Quindi tagliamo la corda per evitare imbottigliamenti di sorta.

    La setlist:

    Streams Of Whiskey
    If I Should Fall From Grace With God
    The Broad Majestic Shannon
    Turkish Song Of The Damned
    Greenland Whale Fisheries
    Sayonara
    Tuesday Morning
    Kitty
    The Sunnyside Of The Street
    Body Of An American
    Thousands Are Sailing
    Dirty Old Town
    Bottle Of Smoke
    The Sickbed Of Cuchulainn
    Sally MacLennane
    Rainy Night In Soho
    Fiesta